Era mio padre

Da byoblu.com, il blog di Claudio Messora:

Beppe Alfano viveva in Svizzera. Non quella vera, ma la svizzera siciliana, quella che i mafiosi definivano provincia babba. Un po' come i babbani per Harry Potter, ovvero gli umani sprovvisti di poteri magici, così il territorio di Messina era sprovvisto di mafiosi. Un comune demafiosizzato. Almeno in apparenza...
In realtà, come in svizzera si esportano capitali per sottrarli al regime di tassazione italiana, la provincia babba pullulava di mafiosi clandestini. Come se potesse esistere poi un mafioso regolarizzato. Ci andavano per passare le ferie in santa pace e, approfittando delle opportunità offerte dal telelavoro - loro sì che erano avanti -, concludevano affari su affari.
E chi poteva raccontarlo, questo, se non un insegnante di educazione tecnica? Forse un giornalista? ...non sia mai! Quello è solo un modo per appuntarsi un tesserino sulla camicia e usufruire di sconti e convenzioni. Beppe il tesserino non ce l'aveva, non l'aveva mai avuto. Scriveva per la Sicilia, - 5 mila lire a pezzo -, ma lo faceva per passione. Ed è solo la passione che può spingerti a scoprire e denunciare il latitante Nitto Santapaola, celato sotto le spoglie di zio Filippo. E' solo per passione che puoi avviare un'indagine sul traffico internazionale di armi, e solo grazie alla tua passione puoi individuare e denunciare un ganglo di massoneria deviata, coperto da rito scozzese, che specula sul traffico di arance.
Tanta passione, nessun tesserino: facendo due conti, oggi Beppe Alfano sarebbe stato un blogger.

Fu freddato la sera dell'8 gennaio 1993, a Barcellona Pozzo di Gotto, con tre proiettili calibro 22.

Venerdì scorso ricorreva il diciassettesimo anniversario della sua morte. Come ogni anno, a Barcellone Pozzo di Gotto si è tenuta la commemorazione di Beppe Alfano, che rappresenta l'intenzione di non estinguerne il ricordo, di seminare il germe della coscienza civica e di dare al suo sacrificio un senso superiore.

Ho raggiunto Sonia Alfano telefonicamente. Le ho chiesto di parlare di suo padre:

CLAUDIO: senti Sonia, l'8 gennaio, due giorni fa, a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina c'è stata la commemorazione per il 17° anno dalla morte di Beppe Alfano, tuo padre. Ti sentiresti di raccontarci chi era tuo padre e per quali ideali è morto e in quali circostanze?

SONIA: guarda, mio padre è persona assolutamente normalissima, con pregi, difetti, testardaggine. Una persona estremamente determinata e soprattutto molto buona e molto altruista. Quello che ho potuto apprezzare anche dopo la morte di mio padre, perché me l'hanno riferita tante altre persone, è che comunque lui aveva un profondo rispetto delle idee altrui. Io ho visto ai suoi funerali esponenti della sinistra siciliana, esponenti di spicco. Poi loro stessi mi raccontarono che più volte avevano avuto modo di confrontarsi con mio padre che invece era un uomo di destra, mi raccontavano insomma dei loro confronti, del fatto che comunque mio padre era uno di quelli che in maniera più determinata accettava questo confronto probabilmente perché forte delle proprie idee. Quindi la presenza di queste persone ai suoi funerali, gli attestati di stima da parte loro sicuramente mi hanno dato un elemento in più su cui riflettere, un elemento che fa poi il corollario della personalità di quest'uomo e mi ha confermato il fatto che comunque mio padre ha avuto anche la capacità – e questo penso che debba essere stato per lui molto forte – di guardare all'interno del proprio schieramento politico e di esaminarne le criticità e di metterle in piazza. Lui denunciò i suoi stessi colleghi di partito, li denunciò pubblicamente e per questo lui fu espulso da quello che ai tempi era il Movimento Sociale Italiano, fu espulso, gli strapparono la tessera. Lui mi ricordo che propose diverse interrogazioni parlamentari che riguardavano le truffe ai danni dei fondi europei e le propose a quelli che erano appunto gli esponenti del Movimento Sociale Italiano e non appena lui capì che questi personaggi lo stavano assolutamente palleggiando lui non esitò due minuti a prendere tutti i suoi carteggi e a proporre le interrogazioni a esponenti dell'allora PDS. Una persona che dal punto di vista politico e intellettuale io ho avuto la capacità di apprezzare anche perché sono arrivati questi attestati di stima. Poi se devo entrare nel privato o nell'intimo io devo dirti che è stato un padre straordinariamente presente, un padre con cui potevi discutere di tutto. Io ricordo che fin da ragazzina raccontavo a mio padre i miei problemi, problemi adolescenziali di ragazzina, le prime cottarelle, e ho trovato una persona molto attenta. Perché io ricordo che le miei compagne invece non parlava con i genitori, soprattutto con il padre, io invece a mio padre raccontavo tutto e lui è stato furbo, molto intelligente, perché l'età dell'adolescenza è un'età molto particolare, io la sto vivendo adesso con i miei figli. Se da genitore non riesci ad intavolare con loro un buon rapporto e non riesci a farti raccontare tutto quello che riempie la vita dei figli, a questo punto ti riesce più difficile controllare e vivere la crescita dei tuoi figli. Per cui mio padre per me è stato questo, una persona con cui poter discutere di tutto senza mai dimenticare il suo ruolo, il ruolo comunque di padre. Per me e per i miei fratelli è stata una persona estremamente presente, si interessava. Io ricordo che a casa nostra molto raramente si cenava o si pranzava con la televisione accesa perché lui voleva sapere tutto quello che si faceva a scuola, quello che si faceva con gli amici, di cosa si discuteva, era molto attento alle nostre amicizie, a chi frequentavamo. Era una persona che a distanza di diciassette anni ancora ti manca. Anzi io posso dirti che più passa il tempo e più manca la presenza di quest'uomo nella nostra famiglia, persona che – ti ripeto – ha sempre determinato il punto fermo in quella famiglia.

CLAUDIO: anche se tu probabilmente ne hai elencato le qualità e stai comunque percorrendo la tua carriera nel solco di quelli che erano i suoi ideali, i suoi principi. Ma a beneficio di quelli che non lo sanno, potresti raccontarci in quali circostanze è morto e che cosa stava facendo?

SONIA: lui intanto era un insegnante di educazione tecnica alle scuole medie, però ha sempre avuto l'hobby del giornalismo, proprio un pallino fisso. Giornalismo, soprattutto giornalismo di inchiesta, cronaca. Per cui lui ha cominciato prima con le radio private, poi le televisioni private, fino a quando è approdato alla carta stampata e ci è approdato perché ricordo che c'era stata l'ennesima guerra tra clan mafiosi e lui era stato l'unico in grado di leggere l'inizio di quella guerra e cominciò la sua attività con la carta stampata descrivendo il funerale blindato, la morte del figlio del capo mafia ed era una cosa molto particolare perché quella del figlio di Pino Chiofalo detto “Pinu u scieccu” e quello fu un funerale blindato, io ancora lo ricordo per quanto fossi ragazzina. Lui lo raccontò appostato davanti alla chiesa, su un edificio in costruzione, raccontò questo funerale che segnava l'inizio di una nuova guerra di mafia. Lui cominciò a scrivere di fatti di mafia cominciò ad indagare soprattutto. Ecco perché dico giornalismo di inchiesta. Lui arrivava sempre per primo sui luoghi dei delitti. Io ricordo che la nostra zona, la zona del messinese, Barcellona Pozzo di Gotto, più di 120 omicidi in pochissimi anni. Io ricordo che nel '92 al 7 gennaio c'erano già cinque morti ammazzati. Quindi comunque è una terra disgraziata sotto questo aspetto, terra chiamata sempre “provincia babba” perché nulla doveva succedere in quella zona perché serviva a garantire la roccaforte dei latitanti di un certo tipo come Nitto Santapaola o Bernardo Provenzano. Per cui le sue indagini erano le truffe ai danni dell'Unione Europe, truffa ai danni dell'Aima, nel campo delle arance. Aveva intercettato un traffico di armi internazionali con i paesi del sud America, traffico di droga, spaccio. Si era soffermato tantissimo sugli appalti del Comune di Barcellona, il piano regolatore e anche sull'Aies, una truffa ai danni dell'Aies. Credo personalmente che quello che probabilmente gli è costata la vita è stato il fatto che lui era riuscito a capire da solo che la persona che abitava da qualche tempo quasi di fronte a casa nostra, a circa 30 metri da casa nostra, e che era riverito da tutti, compreso un maresciallo dell'Arma dei carabinieri della locale Stazione, e tutti quanti a Barcellona lo chiamavano “zio Filippo”, mio padre capì subito che quello non era lo zio Filippo bensì era Nitto Santapaola. Lo raccontò a un magistrato che riteneva amico, lo raccontò soprattutto ad alcuni i carabinieri. Mio padre in alcuni appunti che furono poi ritrovati, furono poi salvati nella memoria del suo computer, lui scrive che appunto questa persona per lui è Nitto Santapaola e scrive soprattutto che a suo parere da qualche settimana tutti i venerdì sera dopo le 22.00 nei pressi di casa nostra a suo giudizio si riunivano esponenti di spicco di una loggia massonica coperta da rito scozzese. Lui scrive appunto nel suo computer...

CLAUDIO: coperta da... scusa?

SONIA: coperta da rito scozzese. È un rito molto particolare. Lui scrive nel suo computer che si riuniscono tutti i venerdì dopo le 22.00. Questo è un particolare agghiacciante se poi consideriamo che mio padre è morto proprio di venerdì, tra le 22.18 e le 22.22.

CLAUDIO: ma c'è una verità processuale?

SONIA: guarda, è una verità processuale molto parziale, della quale noi non ci siamo mai accontentati perché nel '99 è stato condannato a 30 anni con sentenza definitiva Giuseppe Gullotti perché ritenuto mandante militare, cioè il boss che diede l'assenso. Nel 2006 fu condannato a 21 anni e 6 mesi con sentenza definitiva Antonio Merlino, ritenuto il killer, cioè la mano armata. Però a noi mancano ancora i mandanti, cioè i cosiddetti mandanti di terzo livello, coloro i quali hanno deciso, hanno voluto questo delitto perché mio padre, così come riportato da pentiti del calibro di Di Matteo e di Brusca, mio padre aveva rotto le palle in quel territorio, scusate il termine. Però loro riportarono proprio questa cosa. Si fece proprio una riunione a San Giuseppe Jato alla presenza appunto dei corleonesi e i barcellonesi andarono lì nella persona di Giuseppe Gullotti che ricordo, per chi non lo sapesse, così come stabilito da Brusca nel corso delle sue dichiarazioni, Brusca ha detto che Giuseppe Gullotti, capomafia barcellonese, fornì ai palermitani il telecomando che fece saltare in aria Giovanni Falcone, la moglie e la scorta. Quindi immaginate bene che ruolo ha avuto in certe vicende importantissime il ruolo dei barcellonesi. Per cui, insomma, mio padre ha osteggiato e cercato di ostacolare il percorso di certi personaggi, comunque il percorso mafioso del sistema barcellonese. Per questo lui è stato fatto fuori la sera dell'8 gennaio 1993 mentre rientrava a casa dopo aver preso mia madre dal lavoro. Lui vide queste persone probabilmente, stava già rientrando, era già entrato nel portone, invece vide queste persone passare e probabilmente la sua attenzione è stata richiamata da quella che era la sua convinzione, la presenza di queste persone all'interno di una loggia massonica e rimise l'auto in modo, cercò di andare incontro a queste persone che poi alla fine ne decretarono la morte, gli spararono con tre colpi calibro 22.

CLAUDIO: è cambiata qualche cosa dopo 17 anni a Barcellona Pozzo di Gotto, secondo te?

SONIA: guarda Claudio, bisogna fare un'analisi molto approfondita, perché se no rischieremmo di essere molto qualunquisti. Barcellona ha sempre vissuto questo evento rifiutando, rifiutando anche la figura di mio padre, ma perché da una parte continuiamo ad avere a che fare coi personaggi a cui ovviamente la morte di mio padre forse continua a dare più fastidio adesso, a distanza di 17 anni, e che hanno sempre provveduto artatamente a mettere in giro voci che poi sono le stesse che circolarono su Pippo Fava, su Peppino Impastato, quindi una strategia della mafia, finché hanno screditato e continuano a cercare di screditare la sua figura dicendo che comunque quello non è un delitto di mafia ma un delitto maturato nell'ambiente passionale. Insomma le solite cattiverie studiate. Poi dall'altra c'è una parte della cittadinanza, che ovviamente è la stragrande maggioranza, che però ha paura a schierarsi perché quello è un posto dove si conoscono tutti e bene o male sono tutti imparentati. Quindi c'è la paura a schierarsi, a farsi vedere. Quello che più mi dà forza è che in questi ultimi anni sono stata contattata sempre più da molti ragazzi barcellonesi, ragazzini che comunque chiedono, si informano, voglio materiale processuale, poi si informano, alla fine capiscono, si rendono conto di che tipo di personaggi ci sono a Barcellona, dove c'è un magistrato che oggi ricopre il ruolo di Procuratore generale della Corte d'Assiste d'Appello di Messina, Franco Cassata, che era iscritto, è iscritto, perché è uno dei principali animatori della Corda Frates. Loro la definiscono un'associazione culturale, per me è un'associazione paramassonica. Considera che lui è iscritto a questa associazione culturale – tra virgolette – che si chiama Corda Frates. A questa loggia, a questa associazione ci è iscritto da tanto il senatore Domenico Nania, ci è iscritto il sindaco Candeloro Nania, e tu pensa che all'8 gennaio del '93 erano iscritti tutti questi personaggi e ci era iscritto anche Giuseppe Gullotti, il mandante dell'omicidio di mio padre. Per loro è assolutamente normale. Quando invece i ragazzi a Barcellona hanno la possibilità di poter leggere atti processuali, di potersi informare, eccetera, di poter anche decidere autonomamente, senza l'influenza magari delle proprie famiglie, dei propri amici, parenti, eccetera, si rendono conto di che razza di ambiente è e quindi se ne distaccano, mi hanno contattato, ci siamo conosciuti, abbiamo fatto delle iniziative insieme. Oggi come oggi se tu mi dovessi chiedere “Barcellona ha meritato la morte di tuo padre?”, io oggi come oggi ti dico no, però sono sicura che col tempo, passeranno tanti anni probabilmente, ma io sono sicura che col tempo cambierà la mia risposta, nel senso che comunque io sono sicura che alla fine vincerà mio padre e dimostrerà che la sua morte ne è valsa la pena, che Barcellona ha meritato la sua morte. Probabilmente io non so se riuscirò a vedere questa cosa, però poi ci saranno i miei figli, continueranno i miei figli in questo, ma io sono sicura che alla fine vincerà mio padre.

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