Beppe Montana


Nato ad Agrigento nel 1951, si trasferì ben presto a Catania dove crebbe e conseguì la laurea in Giurisprudenza, prima di vincere il concorso per entrare il Polizia ed essere spedito a Palermo;
Montana era stato prima destinato alla sezione investigativa, dove aveva conosciuto e lavorato con il commissario Ninni Cassarà, e dal giugno 1984 era andato a dirigere la sezione "catturandi", fino ad allora più che altro una sigla come tante, a corto di idee e - soprattutto - di risultati; anche ricoprendo tale incarico, aveva comunque mantenuto stretti rapporti personali e di collaborazione con Cassarà.
Con Montana l'attività della "catturandi" si era improvvisamente ravvivata, puntando senza troppi riguardi all'individuazione dei rifugi degli uomini d'onore da lungo tempo latitanti sul territorio di Palermo. Il funzionario aveva deciso, ad esempio, di innovare i sistemi di ricerca, sul presupposto che le indagini dovessero essere svolte con metodi che richiedevano una particolare specializzazione di singole squadre e - soprattutto - che dovessero essere svolte con impegno totale e concentrato nel tempo, piuttosto che occasionale e discontinuo. Egli aveva compreso che nessuno dei ricercati era lontano dal proprio quartiere, dai propri familiari, dalla propria cerchia di fidati uomini d'onore; così - anche oltre gli orari di lavoro e durante i giorni festivi - trascorreva intere giornate a setacciare le zone costiere nella zona di Porticello, Mongerbino, Santa Flavia, e l'entroterra di Bagheria e Termini Imerese, dove trovavano rifugio molti uomini d'onore ricercati dalla giustizia. Nemmeno la scarsezza dei mezzi messi a disposizione l'aveva fermato: Montana utilizzava i propri!
Quest'atteggiamento, questo modo di operare "fuori" da ogni canone della consuetudine burocratica degli uffici di Polizia, erano stati ritenuti pericolosi dall'organizzazione, non solo per la serietà con cui Montana conduceva la propria attività di ricerca, ma anche perchè egli spingeva tale sua attivismo proprio in una della zona che i latitanti fino a quel momento ritenevano un territorio di loro esclusivo dominio, sottratto alla sovranità dello Stato.



Beppe Montana venne ucciso una domenica, il 28 luglio 1985, sul molo di Porticello, borgo di pescatori alle porte di Palermo, in mezzo alla folla. La squadra mobile di Palermo guidata dal commissario capo e vicequestore Ninni Cassarà interrogò più di duecento testimoni e scoprì che i due killer a viso scoperto avevano abbandonato la moto proseguendo la fuga a bordo di una Peugeot 205 rossa immatricolata alla famiglia Marino di Sant’Erasmo, a Palermo: madre, padre e sette figli di cui uno risultò irreperibile. Durante la perquisizione della casa in data 30 luglio, i poliziotti trovarono invece dieci miloni di lire avvolti in un giornale dello stesso giorno, altri ventiquattro milioni dentro un armadio.
Chi era Salvatore Marino? – Di origini umili, si era fatto un nome quale bravo giocatore di calcio che militava nel Pro Bagheria, squadra alla quale nel maggio 1985 aveva fatto vincere la promozione in serie D. Accompagnato dal suo avvocato, il 31 luglio si presentò in questura spiegando che la sera del 28 si era trovato in piazza a Porticello, a mangiare il gelato insieme alla sua ragazza. Non seppe dare una spiegazione plausibile sul denaro trovato in casa sua, per cui si stabilì il fermo fino al mattino successivo.
I retroscena su quanto accadde quella notte in questura, non sono mai stati chiariti del tutto. Fatto sta che il giorno successivo la stampa parlò del ritrovamento di un cadavere, presumibilmente un immigrato annegato, sull’arenile di Sant’Erasmo. Soltanto il 2 agosto, a quel cadavere venne dato il nome di Salvatore Marino, torturato con botte ed un tubo attraverso il quale gli avevano pompato in bocca acqua salata. Interrogatorio in stile sudamericano quindi, dovuto a poliziotti che non avevano retto l’impatto dello stress in seguito alla perdita di Beppe Montana? La versione ufficiale fu quella.


Dalla sera della morte del suo collega e amico, Ninni Cassarà avrebbe avviato frenetiche indagini, senza nemmeno recarsi a casa, fino al pomeriggio tragico del 6 agosto 1985, data in cui anch'egli sarebbe stato barbaramente trucidato dagli squadroni della morte di Cosa Nostra.



Oltre ad essere un grande poliziotto, il suo soprannome era "Serpico", Montana era molto impegnato anche nel sociale: collaborava con Rocco Chinnici nell'educare i giovani, era stato l'ideatore ed il principale animatore del comitato in memoria di Calogero Zucchetto;


(wikipedia,unoenessuno.blogspot.com, tifeoweb.it, ecorav.it)

3 commenti:

  1. vorrei tanto averlo conosciuto,rimarra' sempre

    un eccellentissimo poliziotto, ha fatto la

    storia, a differenza di questi corrotti di politici e banchieri che ci governano loro la

    storia la distruggono a fare i papponi.

    RispondiElimina
  2. non capisco perché si metta in dubbio la ricostruzione della morte di Marino, fu un ignobile atto di violenza stile Cucchi, Marino era sicuramente colluso con gli assassini di Montana ma la polizia non può scendere al livello dei criminali che combatte. E insinuare dubbi complottistici non rende un buon servizio alla causa dell'antimafia

    RispondiElimina

Qui puoi lasciare il tuo commento...