Pio La Torre è stato un inarrestabile difensore dei diritti dei più poveri e dei più deboli, un uomo coraggioso e caparbio in grado di dare speranza e fiducia a migliaia di Siciliani;
Nacque il 24 Dicembre 1927 in una piccola borgata di Palermo, in una famiglia di poveri contadini obbligati a crescere cinque figli senza corrente nè acqua. L'infanzia difficile segnò profondamente il carattere di La Torre, il quale fin da giovanissimo si dedicò ad una causa che gli stava profondamente a cuore: i diritti dei contadini. Memorabili furono le iniziative e le marce di protesta con le quali Pio riuscì a conquistarsi la fiducia di tantissimi braccianti, conducendoli alla conquista delle terre per le quali avevano lavorato tutta la vita. Non fu certo facile opporsi all'egemonia dei Signori delle Terre, i veri padroni della Sicilia dell'epoca, ma La Torre aveva dalla sua i numeri e la legge. Riuscì ad ottenere grossi successi, ma anche ad inimicarsi persone importanti, ed insieme alle vittorie le lotte contadine furono caratterizzate anche per l'ingiusta detenzione che lo costrinse in carcere per quasi un anno e mezzo. Fu un periodo durissimo per La Torre, che oltre a dover scontare una punizione immeritata (alla fine del processo sarebbe stato assolto) fu costretto a perdere la nascita del suo primogenito ed il funerale della madre, venuta a mancare a causa di un tumore all'utero.
Ma Pio era un uomo forte, e l'aveva già dimostrato anni prima, quando a fronte delle ripetute minacce e ritorsioni che arrivavano a causa del suo impegno era stato costretto a lasciare la famiglia, per darle modo di condurre una vita serena, e trasferirsi a Palermo.
Uscito dall'Ucciardone decise non solo di non mollare le sue battaglie, ma addirittura di aumentare il proprio impegno e le responsabilità ad esso connesse! La Torre continuò la sua lotta nel sindacato, ma capì che per dare davvero una svolta ci voleva il "salto di qualità", doveva cioè infiltrarsi nel mondo politico e cercare di cambiarlo dall'interno.
La sua carriera fu fulminante, cominciò con un paio di mandati come consigliere comunale a Palermo, fino ad arrivare all'incarico di parlamentare.
E fu proprio negli anni di Roma che intensificò il suo lavoro, soprattutto la lotta contro la mafia, organizzazione che da molti era vista in quel periodo come un gruppo di contadinotti prepotenti. Entrò a far parte della prima bozza di commissione antimafia (commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia), tramite la quale riuscì, insieme anche al giudice Cesare Terranova,a mettere in luce quello che allora molti ignoravano: la mafia si stava trasformando!
La Torre sapeva che Cosanostra si stava organizzando, e che dai campi si era trasferita alle città; sapeva che la criminalità organizzata stava prolificando grazie al consenso della politica, e che spesso erano addirittura i politici ad aver bisogno dei mafiosi! Dalla sua analisi del rapporto tra il sistema di potere mafioso e pezzi dello Stato emerse la sua convinzione che “[la] compenetrazione è avvenuta storicamente come risultato di un incontro che è stato ricercato e voluto da tutte e due le parti (mafia e potere politico)…La mafia è quindi un fenomeno di classi dirigenti”.
Pio non si limitò a denunciare nomi di importanti esponenti della DC siciliana, ma si adoperò per modificare la legislazione italiana, che a quei tempi non contemplava l'associazione mafiosa.
Fui proprio lui l'uomo che ideò e mise a punto l'articolo 416bis del Codice Penale, quello che introdusse appunto il reato di associazione mafiosa. E ben conoscendo il punto debole della mafia, la "roba", stabiliva la confisca dei beni alle persone arrestate ed anche la decadenza della possibilità di ricoprire incarichi civili. Purtroppo la sua idea non fu inizialmente presa in considerazione, ma fu riproposta ed approvata solo dopo la sua morte (legge Rognoni-La Torre);
Nel 1981,dopo due anni di morti eccellenti, Pio decise di ritornare in Sicilia, dove credeva di poter svolgere un ruolo più decisivo nelle lotte che conduceva.
Fu nominato segretario regionale del PCI e continuò le sue battaglie di legalità e giustizia. Fu a Comiso, contro le installazioni di missili americani, che svolse le sue ultime"missioni" prima di quel fatidico 30 Aprile.
Fu proprio in quella mattina della primavera '82 che La Torre, mentre raggiungeva in auto con l'amico Rosario Di Salvo la sede del partito, fu intercettato ed ucciso da un commando mafioso. Due moto di grossa cilindrata affiancarono la Fiat 132 dei due politici, e diedero inizio ad un vero e proprio massacro compiuto a colpi di pistole e mitragliette. La Torre morì subito, mentre Di Salvo ebbe solo il tempo di estrarre la pistola nell'estremo tentativo di salvare la vita dell'amico-compagno.
Solo nel 2007 si è giunti, grazie alla testimonianza di uno dei killers, a delle condanne definitive sia per gli esecutori che per i mandanti dell'omicidio.
La morte di Pio destò grosso scalpore e diede vigore alla corrente che pochi giorni dopo riuscì a far approvare, cavalcando l'onda emotiva del delitto, la legge su cui lui stesso aveva lavorato.
Fa specie pensare che ci sia stato bisogno del sangue di due persone per giungere all'approvazione di una legge fondamentale per la lotta alla mafia, un brutto segnale che avrebbe avuto svariate conferme negli anni a venire...
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