Di lui un suo sostituto procuratore scrisse:
"Era un uomo di cui si poteva comprare solo la morte".
E' molto probabile che se Gaetano Costa avesse esercitato la professione ai giorni nostri sarebbe stato additato come una "toga rossa", ma è altrettanto probabile che a lui sarebbe importato davvero poco...
Non amava le luci della ribalta, era un uomo schivo, distaccato, poco propenso ai rapporti sociali, ma era allo stesso tempo in grado di esprimere grande umanità ed una particolare attenzione per le persone più deboli.
Gaetano Costa nacque a Caltanissetta nel 1916, in pieno conflitto bellico.
Fin da ragazzo mise in mostra le sue qualità: era convinto delle sue idee, e aveva il necessario coraggio per sostenerle; Aderì e fu membro attivo del Partito Comunista, nonostante in quel periodo l'Italia si trovasse sotto il giogo fascista ed insieme ai suoi compagni fosse costretto alla clandestinità.
Durante la seconda guerra mondiale riuscì a raggiungere un gruppo di Partigiani in Val di Susa, unendosi a loro nella resistenza al regime fascista.
La sua carriera in magistratura ebbe inizio presso il Tribunale di Roma, ma ben presto, su sua richiesta, fu restituito alla sua terra, la Sicilia, più precisamente alla Procura di Caltanissetta. E fu proprio nella sua città natìa che ebbe luogo gran parte della sua carriera, da sostituto procuratore prima, da Procuratore Capo poi.
Gaetano Costa, come spiegò in una deposizione di fronte alla prima Commissione Antimafia, fu tra i primi ad intuire la repentina convergenza degli interessi mafiosi verso i fiumi di soldi provenienti dalla pubblica amministrazione. Invano tentò di richiamare l'attenzione della politica sull'importanza di concedere ai magistrati la possibilità di investigare i conti bancari e di predisporre gli adatti strumenti legislativi che permettessero agli inquirenti di addentrarsi nella fitta rete di interessi, e soprattutto nei patrimoni, dei boss mafiosi che in quegli anni si arricchivano con i soldi della droga e degli appalti.
Gaetano Costa fu colpevolmente emarginato, ed in questa condizione di uomo solo-contro-tutti fu trasferito come Procuratore Capo a Palermo.
Il suo arrivo destò non pochi malumori nel "Palazzo", tanto che molti dei suoi futuri colleghi tentarono inutilmente di ostacolarne il trasferimento.
Ma Costa, come sempre aveva fatto, continuò per la sua strada, guidato dalla forza dei suoi principi e dal suo coraggio. Con i pochi mezzi che aveva a disposizione e fra lo scetticismo generale avviò una serie di delicatissime indagini, nell'ambito delle quali tentò di penetrare nei santuari patrimoniali della mafia.
Fu a causa di questa sua tenacia, ma soprattutto per essere stato l'unico magistrato ad avere il coraggio di firmare il mandato di cattura spiccato nei confronti del boss Rosario Spatola e dei suoi uomini, che Costa entrò nel mirino di Cosanostra.
Nonostante fosse il solo a Palermo cui spettassero auto blindata e scorta armata, chiese ed ottenne di esserne esentato ritenendo che la sua protezione avrebbe messo in pericolo la vita di altre persone. A chi gli chiese il perchè di quella decisione rispose: "Ho il dovere di avere coraggio".
Gaetano Costa venne ucciso la sera del 6 Agosto del 1980.
Fu colpito alle spalle da tre colpi di pistola sparati da due killer in motocicletta mentre sfogliava un libro in una bancarella nel pieno centro di Palermo.
Morì dissanguato disteso sul marciapiede, i killer restano tutt'ora ignoti.
Al funerale parteciparono poche persone, tra cui un esiguo numero di magistrati.
Il suo lavoro fu degnamente portato avanti dal suo successore, Rocco Chinnici, il quale purtroppo ebbe a condividere con Costa il medesimo destino...
Onorificenze: Medaglia d'oro al valor civile
"Alto Magistrato, esercitava la propria missione con profondo impegno ed appassionata dedizione, distinguendosi per la particolare fermezza ed il rigore morale, pur consapevole dei rischi personali connessi alla sua funzione di Pubblico Ministero. Sempre ispirato al principio dell'indipendenza della funzione giudíziaria, tenacemente dedicava ogni sua energia a respingere la sfida lanciata dalla criminalità organizzata contro lo Stato Democratico. Vittima di un vile attentato tesogli con efferata ferocia da appartenenti ad organizzazione criminale, sacrificava la vita al servizio della giustizia e delle Istituzioni"
Fu un grande uomo ed esempio di magistrato ....colpito alle spalle
RispondiEliminaBello veramente
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