Tre vite spezzate: Mario D’Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici

La storia dimenticata di tre Carabinieri uccisi il 13 Giugno 1983 a Palermo: Il Capitano Mario D’Aleo, 29 anni, l’Appuntato Giuseppe Bommarito, 39 anni, e l’autista Pietro Morici, 27 anni; Tutti e 3 sono stati insigniti della  Medaglia D’oro al Valor Civile.

Mario Giuseppe Pietro               

Da Repubblica.it e giuseppebommarito.it: 

La giornata stava volgendo al termine e gli ultimi raggi di sole illuminavano Palermo, quando nella via Cristoforo Scobar due uomini d' onore, giunti dinanzi al civico 22, camminando tranquillamente, estrassero le pistole e cominciarono a sparare. Un altro killer munito di fucile - improvvisamente sceso da una Fiat 131 di colore arancione scuro, rubata, che si era avvicinata - supportò la loro azione. Una pioggia di colpi investì tre carabinieri in divisa, appena giunti a bordo di un' auto di servizio Fiat Ritmo, per consentire a uno di loro di recarsi dalla fidanzata. Non ebbero nemmeno il tempo di rendersi conto di quanto stava accadendo e di impugnare le armi, trovate poi riposte nelle fondine. Due di loro avevano fatto in tempo a scendere dall' autovettura. Morivano così il capitano Mario D' Aleo, l' appuntato Giuseppe Bommarito e il carabiniere Pietro Morici (autista che grazie alla sua professionalità e serietà si era conquistato la fiducia di Basile prima e D’Aleo poi). Era il 13 giugno 1983. Sono trascorsi venticinque anni da quel triplice omicidio e il sacrificio di quei servitori dello Stato va ricordato e commemorato. Quel delitto non è rimasto impunito. Il movente mafioso è stato accertato, la decisione fu deliberata dalla commissione provinciale di Cosa nostra e molti responsabili sono stati arrestati e condannati.

DALLA SENTENZA DEL 16 NOVEMBRE 2001 PER L’OMICIDIO D’ALEO, BOMMARITO E MORICI:

“… il Capitano Mario D’Aleo era subentrato, nel comando della Compagnia dei CC. Monreale, al Capitano Emanuele Basile che era stato ucciso da Cosa Nostra il 4.5.1980.
Fin dal momento del suo insediamento, il Capitano D’Aleo aveva proseguito, con lo stesso zelo, l’attività di polizia giudiziaria del suo predecessore, volta a contrastare gli interessi mafiosi nel territorio ove imperversava la potente cosca di San Giuseppe Jato, comandata da Brusca Bernardo ed avente come referente, a Monreale, Damiani Salvatore. L’ufficiale aveva, pertanto, avviato una serie di indagini indirizzate a colpire le iniziative economiche riferibili ai suddetti esponenti mafiosi ed alla cattura dei latitanti che si nascondevano nella zona, fra i quali lo stesso Brusca Bernardo, avvalendosi a tal fine anche della collaborazione dell’Appuntato Bommarito, il quale aveva già operato a fianco del Capitano Basile. L’Appuntato Bommarito, con il Capitano Basile, si era occupato di penetranti indagini nei confronti di Damiani Salvatore, nel corso delle quali i militari avevano sorpreso il boss mentre teneva una riunione con altri soggetti ritenuti appartenenti ad associazione mafiosa e ne era scaturito un conflitto a fuoco. E tali precedenti avevano indotto il Capitano D’Aleo a ritenere che il Damiani fosse coinvolto, quale mandante, nell’omicidio del suo predecessore; sicché l’ufficiale non aveva mai distolto la sua attenzione su quel boss, sottoponendolo fra l’altro ad un fermo in quanto indiziato di essere coinvolto in alcuni episodi di “lupara bianca” verificatisi nell’82 e proponendolo per l’applicazione della misura di prevenzione, sia personale che patrimoniale.
Contemporaneamente, il Capitano D’Aleo si era attivato, anche mediante una serie di perquisizioni, al fine rintracciare il latitante Bernardo Brusca.”….

“…Il Capitano D’Aleo, al pari del suo predecessore, non si era limitato a ricercare quei pericolosi latitanti mediante un’azione pressante anche nei confronti dei loro familiari (come il giovane Brusca Giovanni), ma aveva sviluppato indagini dirette a colpire i ramificati interessi mafiosi nella zona.
Nel portare avanti quest’attività, anche tramite fermi ed arresti, l’Ufficiale aveva dimostrato pubblicamente di volere compiere il suo dovere, senza farsi condizionare dal potere mafioso acquisito dai boss e dal pericolo delle loro ritorsioni.”….

“….Alla stregua di quanto fin qui rilevato, può dunque affermarsi che l’omicidio del Capitano D’Aleo e degli altri due militari che lo accompagnavano, è da ascriversi a Cosa Nostra. Si volle così fermare l’azione di un coraggioso Carabiniere che avrebbe potuto ledere gli interessi ed il prestigio del sodalizio nel territorio del mandamento di San Giuseppe Jato, in quel periodo divenuto uno dei più importanti di Cosa Nostra. Addirittura, il Capitano D’Aleo stava mettendo in pericolo la latitanza di due boss del calibro di Bernardo Brusca e Riina Salvatore.”

9 commenti:

  1. GRAZIE PER AVER RICORDATO CHI HA SACRFICATO LA SUA VITA IN ONORE DELLO STATO E DELLE ISTITUZIONI
    VINCENZO BOMMARITO

    RispondiElimina
    Risposte
    1. eroi come questi vanno sempre ricordati


      Lorenzo Grimaldi

      Elimina
  2. E' una piccola cosa, tutte queste persone meriterebbero molto di più che un semplice ricordo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. SONO STATI DEI GRANDI..TUTTI ..FALCONE,BORSELLINO...GLI UOMINI DELLE LORO SCORTE,,,,OGGI PERO' NON E' VERO CHE NON LI HANNO DIMENTICATI....I FAMILIARI NO NON POSSONO DIMENTICARLI ,,,,,BASTA PERCORRERE VIA ISIDORO CARINI A PALERMO QUI' VENNE UCCISO IL GENERALE DALLA CHIESA...NEMMENO UN FIORE...SOLO PER IL GIORNO DELLA RICORRENZA VIENE RICORDATO. NON CI SONO PIU' I TEMPI DI UNA VOLTA COSA NOSTRA OPERA DIVERSAMENTE...PER FORTUNA NON CI SONO PIU' GLI OMICIDI DI UNA VOLTA....(NON CI SONO PIU' NEMMENO I CARABINIERI/POLIZIOTTI DI UN TEMPO.

      Elimina
  3. Salve sono il prof. Lipari,presidente della sezione sportiva antimafia comitato sicilia,quest'anno in occasione della commemorazione,unito all'arma dei carabinieri di Palermo stiamo organizzando un memorial sportivo per ricordare la vita di questi 3 fieri servitori dello stato.
    Saremo supportati dal servizio RAI,pertanto sarei onorato se anche gli stessi familiari potesseremo unirsi.
    lascio la mia e-mail,Icas_studi@libero.it, in attesa cordiali saluti.

    RispondiElimina
  4. Chi si è macchiato di simili reati meriterebbe la morte, e purtroppo questi eroi rischiano di aver dato la loro vita per niente, ricordiamoli comunque con la fierezza e l'orgoglio che meritano, sperando che i loro assassini possano marcire in prigione tra atroci tormenti per tutta la vita.

    RispondiElimina
  5. Onore alla loro memoria. peccato che di uomini cosi ce ne siano pochi... Ci stanno invece tanti che sperano che altri facciano Il proprio e altrui dovere....
    Dario D'aleo

    RispondiElimina
  6. Vittime del dovere, vite spezzate in nome dello Stato e della libertà dagli oppressori mafiosi anche di quelli dal colletto bianco che le mani non le sporcano ma la loro anima è già in possesso degli inferi

    RispondiElimina
  7. Non conoscevo la storia di questi tre eroi...

    RispondiElimina

Qui puoi lasciare il tuo commento...