Salvatore Di Landro è il Procuratore Generale della città di Reggio Calabria. A detta di chi lo conosce bene un uomo deciso, diretto e schietto. Un uomo che evidentemente dà fastidio…
Erano le due del mattino di ieri, quando un ordigno ad alto potenziale viene fatto esplodere proprio sotto casa del magistrato reggino. Un atto intimidatorio in piena regola,che segue in ordine di tempo la bomba piazzata presso la Procura il 3 Gennaio, il sabotaggio dell’auto blindata del 7 Giugno e le lettere di minacce giunte ai suoi sostituti.
Mi associo a tutte quelle persone, compreso un comitato spontaneo che ha manifestato sotto l’abitazione di Di Landro, che tra oggi e ieri hanno voluto esprimere la loro solidarietà a questo coraggiosissimo magistrato!
Ma se non vogliamo che questi avvenimenti si trasformino nel preludio di qualcosa di più grave non possiamo limitarci a due parole di sdegno, dobbiamo invece soffermarci un attimo per svolgere un’attenta analisi della situazione…
Com’è possibile, per esempio, che dopo tutta una serie di minacce pregresse l’abitazione del Procuratore non fosse video-sorvegliata? Ma c’è di più: come fu possibile il sabotaggio dell’autoblindata parcheggiata in Procura e sorvegliata 24 ore su 24 (sabotaggio in seguito al quale solo per pura fortuna non ci furono conseguenze)? Domande alle quali è obbiettivamente difficile trovare risposta, se non nel sospetto che all’interno delle istituzioni stesse non ci sia qualcuno che nell’ombra trami in favore di quei “poteri oscuri” sui quali proprio Di Landro, insieme alla sua squadra, sta indagando.
Sarebbe bello che, almeno per una volta, lo Stato (ed in questo caso mi riferisco nello specifico al Governo, l’unico organo che detiene le potenzialità per intervenire in maniera decisiva) non si limitasse alle frasi di rito, ma agisse con fermezza sia per proteggere la vita ed il lavoro di queste persone, sia anche per mettere a disposizione di questi tutti gli strumenti necessarii per compiere al meglio il loro lavoro… Lo stesso Di Landro in un intervista al “Fatto quotidiano” spiega:
“Ci diciamo le stesse cose da vent’anni, da quando è stato ammazzato il giudice Antonio Scopelliti, e ancora nulla è cambiato. O si capisce che la ‘ndrangheta è la mafia più potente e si fa una lotta costante, non sull’onda emozionale, o non ci saranno risultati definitivi. Ora ricevo telefonate di solidarietà, ma tra una decina di giorni tutto ritornerà come prima. O si vuole davvero sradicare il fenomeno o succederà quanto è già accaduto: una parte di noi si impegnerà e magari qualcuno morirà, come nel passato […] Non solo ci vogliono riforme sul piano normativo, ma ci vogliono anche i mezzi. Se le macchine non bastano per tutti, se abbiamo problemi con la benzina e dobbiamo fare debiti, allora le cose non vanno bene”
Parole piuttosto eloquenti, che non hanno bisogno di essere commentate.
Altrettanto eloquente la risposta del Governo per bocca del capogruppo del PDL alla Camera Fabrizio Cicchitto (tessera P2 n. 2232), che ha approfittato della vicenda per fare la solita propaganda ormai trita e ritrita:
“Vogliamo stigmatizzare con forza questo atto criminale (una frase originale!). La lotta contro la criminalità da parte del governo Berlusconi è stata davvero esemplare e ci sono anche i numeri degli arresti per mafia a testimoniarlo” (e infatti le bombe e le lettere di minaccia non arrivano ai membri del governo Berlusconi, ma bensì ai magistrati ed ai membri delle forze dell’ordine!)
Forse bisognerebbe ricordare all’ex P2 anche che in Senato siedono due condannati in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa (di cui uno è cofondatore del suo stesso partito), che le istituzioni sono zeppe di indagati per collusione con le varie criminalità organizzate (è di pochi giorni fa il caso dei quattro consiglieri regionali di PDL e Lega coinvolti nelle indagini di Milano sulla ‘ndrangheta lombarda, ma non dimentichiamoci per esempio del sottosegretario Cosentino per il quale pende un mandato d’arresto), e che proprio questa maggioranza ha tagliato pesantemente i fondi destinati alle forze dell’ordine!
Se è questa la risposta che chi ci governa riesce a dare a coloro che lottano per sconfiggere le cosche, non ci resta che essere noi liberi cittadini a fare del nostro meglio per impedire che persone come Di Landro non restino sole! Perciò ben vengano le manifestazioni, i messaggi, gli articoli, ma non fermiamoci a tutto ciò! Per poter nel nostro piccolo dare un aiuto vero dobbiamo informarci, ma soprattutto informare, fare cioè in modo che più persone conoscano la storia di questi valorosi combattenti, per potergli stare idealmente vicini, sostenerli, dare forza al loro lavoro…
Lo Stato siamo noi, ed è nostro dovere sostenere e difendere coloro che in questo paese rappresentano la legalità, la lealtà e l’onestà…
Tanta retorica? Può darsi… Ma è una delle poche cose che ci resta cui appigliarci!
Nessun commento:
Posta un commento
Qui puoi lasciare il tuo commento...