Pippo ricorda Calogero Zucchetto

Calogero Zucchetto fu assassinato il 14 Novembre 1982. Era un poliziotto di quelli veri, di quelli cioè che amano la strada, le indagini in mezzo alla gente, gli appostamenti ed i pedinamenti. Era un uomo di valore e di grande coraggio…

In occasione del 28 anniversario della sua morte ecco un bellissimo contributo che un ex collega di Calogero ha offerto all’Associazione familiari vittime di mafia, e che ho deciso di riportare qui sul mio blog:

Spett. Associazione,
trasmetto un mio ricordo affettuoso di Lillo.
Proprio oggi 2 novembre, voglio  ricordare un amico, un ragazzo che non ebbi modo di conoscere a fondo, ma bastarono pochi giorni di lavoro insieme per rendermi conto di essermi trovato davanti a un giovane davvero eccezionale. Si chiamava Calogero Zucchetto, per noi tutti Lillo.
Inizierò il suo ricordo da oggi per giungere al  14 novembre, giorno in cui fu assassinato da Cosa Nostra. Ventisette anni fa, il destino mi fece incontrare un ragazzo dolcissimo, elegante, non solo nell’abbigliamento ma nei tratti del viso e nel carattere. Il caso volle, (per la verità Lillo chiese fortemente di cambiare pattuglia per un motivo molto serio che di seguito mi confidò) che egli transitasse nella mia pattuglia: entrambi eravamo in servizio alla Squadra Mobile di Palermo, nella sezione Investigativa di Cassarà.
Quella mattina 2 novembre di 27 anni fa, io e Lillo in servizio d’appostamento sul costone della montagna  di Gibilrossa, ci accorgemmo  che un probabile summit di mafiosi si stava svolgendo nella villetta del ricercato mafioso Capo famiglia di Villabate, Salvatore Montalto. Lanciammo l’allarme ma il tempo perduto consentì ai mafiosi di allontanarsi dal luogo.
Il giorno dopo, 3 novembre, Cassarà a bordo della sua vespa, insieme a Lillo, si recò nell’agro delle Balate, in territorio di Villabate-Ciaculli, per compiere il sopralluogo della villa del Montalto. In quell’occasione incontrarono un A/112 con tre latitanti a bordo che riconobbero Lillo: erano Pino Greco “scarpuzzedda”, Mario Prestifilippo “ mariolino” e Giovanni Fici.
La mattina del 4 novembre, Lillo entrò nel mio ufficio e mi raccontò che la sera prima, quand’era uscito di casa e mentre si recava nella sua autovettura, s’accorse che una fiat/131 di colore bianca era parcheggiata nei pressi. Accanto alla macchina aveva visto e riconosciuto il latitante mafioso Mario Prestifilippo che lo fissava intensamente. Lillo, salii sulla sua auto e partì, il latitante fece altrettanto, seguendolo sino in via Oreto: poi si persero di vista. L’episodio fu immediatamente riferito a Cassarà, che decise di compiere l’irruzione per la domenica 7 novembre. A nulla valsero le mie obiezioni di non far partecipare Lillo. Ma Lillo fu categorico “ ormai mi hanno riconosciuto e quindi penseranno subito a me e male che vada mi faranno saltare la macchina in aria”
La domenica mattina fu compiuta  l’irruzione e Montalto fu catturato. Lillo che partecipò al blitz, in quella occasione, nel saltare la cancellata, si strappò i pantaloni.
La settimana passò velocemente e il sabato, nel salutarci, diedi appuntamento a Lillo e a Ciccio, l’altro componente  della mia pattuglia, di vederci il lunedì presto perché dovevamo iniziare un altro appostamento per catturare Michele Greco, “ il Papa” del quale avevo individuato uno dei tanti suoi nascondigli.
La domenica 14 novembre, nel pomeriggio, una telefonata mi annunciò che Lillo era stato assassinato.
Durante la mia carriera, conobbi tanti mie colleghi, ma un ragazzo serio, preparato e soprattutto di poche parole, onesto come Lillo non ebbi più modo di conoscerne. Il lui apprezzai, la sincerità che lo contraddistingueva, il comportamento da persona perbene: l’onestà era la linfa con la quale nutriva il suo comportamento, dettato dalla necessità di riaffermare la Legalità in Sicilia. La confidenza che mi fece e che non rivelerò mai a nessuno, mi indusse a credere che Lillo intellettualmente fu un galantuomo di principi altamente morali. Ed io voglio ricordarmelo con quel sorriso silente che spesso mi deliziava nei nostri solitari e taciturni (entrambi parlavamo poco) appostamenti. Grazie Lillo per avermi dato quella fiducia che non hai riposto in altri. Noi due non avemmo tanto tempo per stare insieme, come invece avevamo in animo di fare. Ma posso assicurarti, Lillo, che tu non sei mai scomparso dal mio cuore. Qualche volta, silenziosamente,  sono venuto a trovarti e altre volte ancora  verrò. L'amicizia che ci legò, anche se per pochi mesi, Cosa Nostra non riuscì a togliercela.
Pippo

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