Beppe Alfano, dovere di cronaca

18 anni.
Sono passati 18 lunghissimi anni, ma la verità sulla morte di Beppe Alfano resta ancora avvolta nel mistero...
L'iter processuale ha solo in parte compiuto il suo percorso, portando alla condanna dell'esecutore materiale ed il mandante del delitto: rispettivamente Antonino Merlino e Giuseppe Gullotti, il boss di Barcellona Pozzo di Gotto. Restano ancor oggi ignoti i mandanti occulti, i veri responsabili della morte di Beppe,l'insegnante con l'hobby del giornalismo...


Nel frattempo il tempo scorre, ma il ricordo di quest'uomo tenace e coraggioso resta sempre vivo anche grazie allo splendido lavoro della figlia Sonia, dei blogger e di quei pochi giornalisti che si occupano di raccontare le storie eroiche di chi, come Beppe, ha sacrificato la propria vita per combattere la mafia.
In occasione del 18esimo anniversario della sua morte di è svolta oggi a Barcellona (Me) una giornata commemorativa, che ha visto fra i protagonisti, oltre ovviamente a Sonia, numerosi "amici" fra i quali Salvatore Borsellino. Una giornata intitolata "Dovere di cronaca", in onore alla professionalità, alla passione ed allo spirito combattivo che hanno accompagnato Beppe Alfano fino al suo appuntamento col destino.
Una giornata che è servita a ricordare la storia di questo eroico personaggio, ma anche a rimarcare la differenza di spessore tra un vero giornalista e la lunga lista di "servi" che oggi occupano sedie e poltrone nella maggior parte delle redazioni italiane. 
Se per la mafia (anche se sarebbe più appropriato parlare di connubio mafia-stato-massonerie) è stato facile sbarazzarsi di quel giornalista "scomodo" la responsabilità è anche di chi ha permesso che Beppe Alfano fosse isolato. Di chi ha lasciato che fosse solo, che fosse l'unico ad affrontare certi temi, l'unico ad approfondire le vicende che altri invece preferivano ignorare... 
Spesso ho sentito dire a Sonia che suo papà non era un eroe, ma semplicemente un giornalista vero; Ed è solo a causa della bassezza dei suoi colleghi, e non per straordinarie doti investigative o giornalistiche, che la sua passione l'ha portato a distinguersi da tutti gli altri, e di conseguenza alla morte.
Sono d'accordo solo in parte...
Non sono solo le qualità e le virtù che fanno la differenza tra una persona "normale" o un eroe. Sono soprattutto le scelte che uno compie nell'arco della sua vita.
Beppe Alfano, pur sapendo che questo avrebbe fatto di lui un facile bersaglio, scelse di lottare per la verità e per la giustizia.
Questo, per me, fa di lui un eroe...


Nella speranza che si possa un giorno arrivare a far luce sulla morte del padre, mando un virtuale ma calorosissimo abbraccio a Sonia Alfano, una donna coraggiosa che da 18 anni combatte per la verità e la giustizia come suo papà fece prima di lei... 
Lei, però, non resterà mai sola!


1 commento:

  1. Non ci sono innanzitutto parole per una figlia che si vede uccidere il Padre. Ancor più quando viene ucciso perché faceva il proprio civile dovere denunciando il noto malaffare che ci sovrasta. Quindi tutta la mia piccola sentita solidarietà a Sonia Alfano. Tuttavia, se è vero che la verità può essere depistata da apparati deviati, servizi segreti, massoneria, associazioni varie, ecc., è pure vero che c’è un momento nel quale, per legge, tutto arriva nelle mani della Magistratura. E come ho scritto in un mio post (Malagiustizia Capitolo 3° http://www.adduso.altervista.org/seconda_parte.htm ) per esperienza diretta in trincea giudiziaria, a quel punto a fuorviare i fatti e distorcere i documenti, può essere anche una certa Magistratura. Se non si prende atto di ciò, del fatto che non può esistere Essere Umano, Istituzione o Governo, che non debba dare conto ed avere responsabilità, significa deliberatamente rendersi complici e sottomessi ad altri ‘’poteri’’. Siamo tutti esseri viventi, e poi umani. Credere di avere o che qualcuno possa disporre del dono dell’oggettività eterna o della comprensione assoluta, è solo segno di delirio d’onnipotenza o di dissociazione dalla realtà, in sostanza quelle cose che più volte hanno portato non solo i singoli, ma anche intere comunità sull’orlo del baratro sociale ed economico, se non persino nel precipizio delle oligarchie, delle dittature e delle guerre, oppure nelle braccia della criminalità politica, istituzionale e mafiosa.

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