Roberto Antiochia



Roberto Antiochia (Terni 7 Giugno 1962  Palermo, 6 Agosto 1985) è stato un agente della Polizia di Stato.
Arruolatosi 18 anni, dopo il corso di formazione venne assegnato dapprima alla Questura di Torino, poi alla Criminalpol di Roma ed infine alla Squadra Mobile di Palermo. A Palermo collabora con il dottor Peppe Montana, Capo della Sezione Catturandi, e con il dottor Ninni Cassarà, Capo della sezione investigativa; funzionari ai quali era legato da sincera amicizia.
A luglio del 1985,  poco prima dell’omicidio del dottor Montana, Roberto Antiochia viene trasferito a Roma ma appresa la notizia dell’agguato mortale al dottor Montana, avvenuto sulla banchina di Porticello il 29 luglio, Roberto, che in quel momento si trovava in ferie, decide di ritornare a Palermo, aggregato alla squadra Mobile, per concorrere nelle indagini sull’omicidio del funzionario e per essere vicino al dottor Cassarà, considerato oramai prossimo obiettivo della mafia. Durerà poco questo suo impegno di amore straordinario, perché una settimana dopo l’omicidio Montana, alle 15.20 del 6 agosto 1985, a Palermo, in via Croce Rossa 81, un commando di circa 10 uomini armati di kalashnicov già organizzato e appostato, uccide Cassarà ed Antiochia ferendo altri due agenti. Roberto Antiochia muore subito  perché con il suo corpo ha cercato di proteggere il suo commissario dai colpi di Kalashnikov sparati dai Killer della mafia. Avrebbe dovuto sposarsi pochi mesi dopo.
Nel 1997 alla sua memoria venne intitolata la nuova sede del Commissariato di Orvieto e successivamente la via della nuova Questura. Alle due cerimonie partecipò la mamma di Roberto, la signora Saveria, scomparsa nel 2001, che per anni è stata una delle donne che a Palermo e in Sicilia hanno portato avanti l' impegno antimafia e numerose battaglie per la legalità , con grande dignità e forza d' animo, impegnandosi strenuamente nella denuncia e nell' impegno contro la mafia e per la libertà della Sicilia. Da allora, la signora Saveria ha investito ogni minuto del suo tempo e ogni energia scaturita dalla sua indignazione per ricordare a tutti il valore civile della memoria e l’irrinunciabilità della giustizia.  I mandanti e gli esecutori materiali dei due omicidi, tutti appartenenti a Cosa Nostra,  sono stati individuati e condannati da tempo all’ergastolo.

«Agente della Polizia di Stato, in servizio a Roma, mentre era in ferie, spontaneamente partecipava in Palermo alle delicate e difficili indagini sull'omicidio di un funzionario di polizia, con il quale aveva in passato collaborato, consapevole del pericolo cui si esponeva nella lotta contro la feroce organizzazione mafiosa. Nel corso di un servizio di scorta, rimaneva vittima di proditorio agguato ad opera di spietati assassini. Esempio di attaccamento al dovere spinto all'estremo sacrificio della vita.»

Di seguito il link ad un intervento di Rita Borsellino che parla di Roberto e della mamma Saveria: clicka qui!

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