Pippo Fava


« Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell'ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. »
Queste sono le parole con cui Pippo Fava descrisse il suo modo di intendere il giornalismo;
All'anagrafe Giuseppe, quest'uomo di incredibile talento era un siciliano puro: nato a Palazzolo Acreide il 15 Settembre del '25, passò gran parte della sua vita a Catania, dove si era trasferito nel 1943 per compiere i suoi studi in giurisprudenza... Nonostante il ramo per il quale aveva conseguito la laurea fosse ben diverso nel 1952 divenne un giornalista a tutti gli effetti, lavorando per testate di livello regionale e nazionale. Si fece le ossa nella redazione dell' "Espresso sera" (il secondo quotidiano di Catania), dove arrivò a raggiungere la carica di caporedattore nel 1980; Contemporaneamente Pippo si dava da fare anche in altri campi, dimostrando la sua eterogeneità ed il suo immenso talento: scrisse opere teatrali, riscuotendo premi e successo, romanzi, ed addirittura sceneggiature per il grande schermo (vinse addirittura un Orso D'Oro al Festival del Cinema di Berlino con "Palermo or Wolfsburg"  nel 1980).
Dopo una breve parentesi a Roma, dove condusse un suo programma su Radiorai, Fava ritornò prepotentemente nel mondo dell'informazione, diventando direttore del Giornale del Sud. L'inizio non fu certo facile: accolto nello scetticismo generale, si circondò di collaboratori giovani ed inesperti, ma tutti coraggiosi ed intraprendenti! Creò una testata innovativa, votata all'inchiesta, ma soprattutto alla verità. Dal suo primo articolo, "Lo spirito di un giornale", è tratta la citazione con cui ho introdotto il post...
Finalmente Pippo poteva dedicarsi ai temi che gli stanno più a cuore: la giustizia e la lotta alla mafia. Il suo giornale dava fastidio, e fu probabilmente per questo che dopo un solo anno un gruppo di imprenditori dal curriculum poco limpido subentrò alla guida del gruppo; forse credevano di poter controllare quel giornalista scomodo, ma Pippo Fava non era certo il tipo che si lascia sottomettere, e, nonostante gli atti intimidatori (minacce, un'attentato fallito, ed addirittura la sparizione misteriosa di un'intera pagina prima della stampa), egli continuò con la sua linea editoriale. 
Solo licenziandolo riuscirono a fermarlo, ed a nulla valsero le manifestazioni di solidarietà dei suoi collaboratori, che arrivarono ad occupare la redazione per un'intera settimana...
Fava era un uomo di carattere, orgoglioso, e fu così che decise di rimboccarsi le maniche e ricominciare con una rivista tutta sua! Con pochissimi fondi, ma tanta passione , fondò nel novembre '82 "I Siciliani", un mensile per il quale decisero di collaborare parecchi fra gli ex-colleghi e gli amici di Pippo; Fin dal primo numero partì subito all'attacco con un articolo-bomba "I quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa": una semplice, ma molto efficace, analisi del sistema polico-imprenditoriale-mafiaso, nella quale denunciò senza giri di parole quattro potentissimi cavalieri del lavoro di Catania (Rendo, Costanzo, Finocchiaro e Graci, quest'ultimo facente parte della cordata che lo aveva cacciato dal Giornale del Sud); 
Nonostante nessuno avesse il coraggio di comprare spazi pubblicitari o di finanziare Fava, il giornale riscosse successo, ed infatti non tardò ad arrivare l'ennesimo tentativo di bavaglio: un nuovo gruppo di imprenditori, tra cui Rendo ed ancora una volta Graci, tentò, senza successo, di comprare il giornale. Pippo teneva alla sua libertà, e preferì continuare a lottare fra mille difficoltà economiche e logistiche piuttosto che essere messo al guinzaglio...
Purtroppo come sappiamo nemmeno la mafia cede molto facilmente!
Il 5 Gennaio 1984, mentre aspettava la nipote, Giuseppe Fava venne ucciso; 5 colpi di pistola alla nuca...
Dopo la morte, analogamente a quanto sarebbe successo anni dopo con Beppe Alfano (le analogie fra i due casi sono parecchie), si sparsero una serie di voci fasulle nel tentativo, inizialmente riuscito, di screditare il personaggio e soprattutto di sviare le indagini, cosa puntualmente avvenuta!
Solo di recente sono stati condannati Santapaola (boss di Catania) come mandante, ed i due esecutori (uno dei quali, pentitosi, ha confessato e collaborato), non senza un bel corollario di polemiche alle quali ha preso parte il giornale "La Sicilia" (di cui Alfano era corrispondente prima di essere ucciso...);
Il suo giornale riuscì coraggiosamente a sopravvivere per qualche anno, oggi le idee e le battaglie di Pippo sono portate avanti dalla Fondazione Fava;


Giusto ad una settimana prima della sua morte risale l'ultima intervista, rilasciata ad Enzo Biagi, da molti considerata la goccia che ha fatto traboccare il vaso; Le parole di Fava sono dure, provocatorie, addirittura innovative se si considera che in quel periodo ancora in molti mettevano persino in dubbio l'esistenza della mafia! Ma la straordinarietà di questa intervista consiste nel fatto che dopo quasi vent'anni quelle stesse parole sono di un'attualità allarmante, cosa che dovrebbe far riflettere...

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