La vita di Rita Atria è una storia di coraggio e solitudine...
Rita era una ragazzina quando decise di diventare testimone di giustizia (attenzione, non pentito, testimone!), a 17 anni dovette abbandonare tutto e tutti e scappare in una città lontana, Roma; lei, abituata a vivere in un piccolo paese siciliano, sola nella capitale d'Italia... Ed il paradosso di questa triste storia è che quando per una volta le istituzioni intervengono in difesa di una persona che vuole ribellarsi (era stata inserita nel programma protezione testimoni) succede che sia la famiglia stessa a voltarle le spalle, lasciandola, sola ed inesperta, in balia del suo destino!
Rita Atria era nata a Partanna il 4 Settembre 1974, la sua era una famiglia di "uomini d'onore"; il padre Vito, infatti, era un mafioso, affiliato alla famiglia locale. Era ancora una bambina quando il genitore venne ucciso, e la sua reazione fu quella di legarsi in maniera viscerale al fratello Nicola, anch'egli mafioso; fra i due nacque un rapporto molto stretto e fu proprio in virtù di questo legame che Nicola cominciò a confidarsi con la sorella, che inevitabilmente, ancora minorenne, fu catapultata in un mondo che non le apparteneva. Rita sapeva, ma non si fece mai coinvolgere nei loschi affari del fratello.
Un mese dopo il matrimonio con Piera Aiello, Nicola Atria fu assassinato. Era il Giugno del 1991, era il secondo delitto di mafia in cui veniva coinvolta la famiglia Atria! Piera Aiello iniziò subito un percorso di collaborazione con la giustizia, Rita, che in quel momento era solo sedicenne, tentennò, subendo le forti pressioni che arrivavano dai suoi compaesani, ma soprattutto quelle della madre.
Con grandissimo coraggio, ed allo stesso tempo rincuorata dall'esperienza della cognata-amica, la giovane decise di rompere il muro d'omertà che la circondava, e nel novembre del 1991 decise di consegnare il suo destino nelle mani della giustizia; Fu Paolo Borsellino a "prendere in consegna" Rita, e fra loro si instaurò in breve tempo un rapporto quasi paterno dal quale la ragazza trasse grande forza.
Le testimonianze di Rita e Piera permisero di arrestare diversi mafiosi, e di aprire un'importante indagine sul politico Vincenzino Culicchia, per trent'anni sindaco di Partanna.
Ma il prezzo da pagare fu caro:il suo ragazzo la abbandonò, il suo paese iniziò a disprezzarla, e persino la madre la ripudiò! A soli 17 anni, potendo portare con sè nient'altro che il suo diario, Rita fu costretta a rifugiarsi a Roma, con l'unica consolazione di ricongiungersi con la cognata. Poteva contare solamente su di un'unica persona: Paolo Borsellino. Il giudice la accudiva, la proteggeva, andava a trovarla quando poteva, le infondeva forza e coraggio.
Il 19 Luglio del 1992 una terribile autobomba spezzò le vite del giudice e dei suoi "angeli".
Per Rita fu un colpo troppo duro: a soli 17 anni, per la terza volta, la mafia le portò via la sua figura di riferimento, e con Paolo Borsellino fu privata anche della residua speranza di poter combattere contro di essa.
Dopo una settimana di sofferenza decise di porre fine all'agonia, e si lasciò cadere nel vuoto di una finestra del suo "rifugio" di Roma.
La chiesa non concesse di celebrare la cerimonia funebre.
Pochi giorni dopo la tumulazione la madre di Rita distrusse a martellate la lapide della figlia, giusto per render chiaro a tutti da che parte stava...
In nome di Rita Atria è stata fondata un associazione antimafia, nella sezione apposita troverete il link per il sito internet...
Ed infine un video in cui Carlo Lucarelli racconta la storia di Rita...
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