Alberto Giacomelli

Alberto Giacomelli, ucciso il 14 Settembre 1988, resta ad oggi l'unico caso di 
Magistrato in pensione assassinato dalla mafia.
Fu nel 1985, poco prima di lasciare la toga, che, firmando il decreto di sequestro dei beni per Gaetano Riina, aveva al tempo stesso firmato la propria condanna a morte. 
Gaetano Riina era infatti il fratello di Totò, lo spietato boss dei Corleonesi, il quale, quando si trovò a dover decidere con chi cominciare la sanguinosa guerra contro i rappresentati delle istituzioni, pensò di iniziare proprio da quel giudice impertinente che aveva osato "occuparsi" della sua famiglia!
Alberto Giacomelli era nato a Trapani nel Settembre del 1919, ed in quella stessa città aveva percorso gran parte della sua apprezzatissima carriera.
Andò in pensione il 1 Maggio 1987, uscendo dalla magistratura tra gli elogi e l'apprezzamento di tutti i colleghi.
Ecco la ricostruzione del suo omicidio attraverso le parole del blog "perfetta letizia":


Era il 14 settembre 1988, ore 8,35, via Falconara di Locogrande, quando fu rinvenuto il cadavere di Alberto Giacomelli, il cadavere, resta scritto nel verbale dei carabinieri, era supino sul margine destro della strada, dietro l’autovettura Panda Fiat di proprietà dell’ex giudice, presentava un colpo di arma da fuoco alla regione temporale destra ed un altro sul lato destro dell’addome. A circa duecento metri, accanto ad un cassonetto per i rifiuti, si rinveniva una vespa 200 di colore celeste mentre, all’interno del medesimo contenitore, un casco di colore rosso. Una rivoltella cal.38 risultava abbandonata a circa cinque metri dal contenitore da ultimo menzionato. Paolo Borsellino, allora procuratore a Marsala, arrivò sul posto, il sospetto che quella era opera della mafia che da lì a qualche giorno avrebbe continuato la mattanza, un altro giudice, Antonino Saetta a Caltanissetta, Mauro Rostagno, il 26 settembre, prima di loro era toccato tra gli altri all’ex sindaco di Palermo Giuseppe Insalaco, a Natale Mondo, poliziotto, dopo Rostagno a Paceco verrà ammazzato il patriarca della mafia Girolamo Marino, “Mommo u nanu”. Era la mafia che cambiava pelle e decideva nuove strategie. Eppure per anni il delitto Giacomelli fu considerato opera di balordi.

Lo scenario mafioso emerse con le dichiarazioni di Vincenzo Sinacori, Leonardo Canino, Ciccio Milazzo, Giovanni Brusca. La “fonte” del racconto di Sinacori fu l’ex “tesoriere” della cosca di Mazara, Ciccio Messina detto “u muraturi”: Giacomelli ammazzato “perché aveva fatto il sequestro dei beni al fratello du zu Totò (Riina)”. Una sentenza firmata da Giacomelli il 28 gennaio 1985, i carabinieri che hanno condotto questa parte di indagini sono andati presso la cancelleria del Tribunale a riesumare il documento: sorveglianza speciale per la durata di anni tre per Gaetano Riina, confisca dei beni immobili appartenenti al suddetto ed alla di lui moglie Vita Cardinetto, siti a Mazara del Vallo. Gaetano Riina tentò nel 1987 di mantenere il possesso dei beni, anche come locatario, ma il 9 settembre 1987, arrivò la risposta negativa dei giudici quando oramai Giacomelli non era più servizio. Totò Riina però non considerò chiusa la partita, e profittando della mattanza organizzata per la sua scalata al potere di Cosa Nostra, decise che andava tolto di mezzo quel giudice che aveva cagionato danno alla “famiglia”.



Come ho scritto all'inizio di questo post Giacomelli resta l'unico Magistrato in pensione assassinato dalla mafia; 
Solo recentemente il suo ricordo è stato onorato con la titolazione di una piazza nel centro di Marsala.  

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